00 12/10/2009 22:01
considerazioni personali
Durante i nostri appuntamenti d’addestramento ci è capitato di eseguire dei combattimenti sia in ordine schierato che individuali,chiaramente le informazioni ricevute durante sia i primi che i secondi sono state diverse,così come diverso è stato l’eseguirle con i Rudis piuttosto che con i Gladii,in questa maniera ci è sembrato possibile distinguere quattro differenti comportamenti che,se ricondotti più verosimilmente al modus operandi a cui tutti c’ispiriamo hanno contribuito a formar un pensiero piuttosto articolato,forse parziale nel mio caso,ma articolato.

Le difficoltà che ho riscontrato nel combattimento in ordini schierati è stato quello di mantener l’allineamento iniziale,difatti l’adrenalina contribuiva a far rompere molto spesso la linea con il risultato di aver una vulnerabilità piuttosto accentuata e un’eccessiva distanza tra i legionari,di certo un maggiore addestramento avrebbe potuto risolver questo difetto,che in parte è stato attenuato facendo trattenere il miles dall’uomo alle sue spalle tramite il balteus in quanto quest’ultimo aveva una visione migliore e una maggior freddezza nel mantener l’ordine di partenza,e con più semplicità potevamo effettuare la mutatio ordines quando richiesta.

Per contro però,quando dai semplici rudis si passava ai gladii le cose cambiavano di molto perché il pericolo anche se limitato,era comunque presente questa stessa differenza si aveva anche durante gli scontri individuali perché si prestava molta più attenzione agli attacchi dell’avversario mostrandosi così più prudenti e accorti nella difesa e maggiormente responsabili del proprio comportamento.

A mio avviso ci si è resi anche conto di alcuni fattori per nulla collaterali specie degli scontri individuali ossia:
l’inerzia delle armi
la linea d’attacco dell’arma
la scelta migliore della difesa

Per inerzia delle armi io intendo la posizione passiva che l’arma assume una volta compiuto il movimento,si può esser d’accordo o meno con questa terminologia ma in buona sostanza resta il concetto,farò un esempio:durante un fendente il difensore incrocia il gladio del proprio avversario con il proprio,o con lo scutum,in questo caso l’inerzia resta comunque all’attaccante specie se si vede il proprio colpo parato dal gladio avverso,poiché la spinta che esercita impedisce al difendente di togliere il proprio gladio da quella posizione pena subirne il colpo,in questo caso si può decider di far terminare il movimento dell’attaccante spostando lateralmente la sua spinta e rientrare prontamente con il proprio gladio o colpirlo con l’altro braccio o ancora allontanarlo con un calcio insomma in quel frangente bisogna sceglier la soluzione più vantaggiosa,anche la parata con lo scutum non è sempre la soluzione migliore,lo scutum tende a basculare per via dell’unica presa sull’umbone e la spinta del gladio comunque lo sospinge verso l’elmo e potrebbe impattarci sul volto e come abbiamo potuto appurare scopre la zona bassa del proprio corpo esponendola ad un attacco dell’altro scutum.
Un altro esempio dell’inerzia è quella dell’affondo,anche in questo caso si può sempre sceglier se affrontarlo con lo scutum o con il gladio,nel primo caso si lascerà che la stessa convessità del legno devi la spinta rettilinea del gladio spostandolo in genere verso destra con una rotazione del busto ad accompagnare il movimento,la ravvicinata distanza però rende complesso una risposta efficace all’attacco ricevuto,le cose cambiano e molto a parer mio se si usa il gladio stesso per deviare il colpo,ruotando il polso in maniera antioraria si colpirebbe la lama avversaria spostando non solo l’affondo verso l’esterno destro del proprio corpo ma in quel caso si avrebbe l’inerzia dell’arma a proprio vantaggio ad esempio per un colpo alla gamba o al ventre avversario.
Chiaramente ogni tipo di esempio può valere solo se eseguito non soltanto nel modo giusto,ma anche nel momento giusto in quanto non sempre la scelta è efficace a priori.

La linea d’attacco dell’arma è quel movimento previsto dal colpo portato esso si compone di:
punto d’impatto
prosecuzione del movimento
termine del movimento
la distanza del punto d’impatto determina se il colpo verrà portato con la punta,col medio o col debole dell’arma,più raramente con il forte della lama,un’errata valutazione della distanza può portare ad un colpo approssimativo o mancato con esiti facilmente individuabili
la prosecuzione del movimento invece ci dirà dove si troverà la nostra arma nel momento finale del movimento,in genere preferisco movimenti poco plastici con controllo dell’arma e repentina posizione di guardia restando poco sul colpo a meno che non lo richieda il momento,una prosecuzione del movimento esagerata in genere ci farebbe trovar sbilanciati o comunque poco coperti

il termine del movimento è appunto la fase in cui si conclude l’attacco o la difesa e si è nuovamente pronti per un nuovo attacco o per una nuova difesa questo fa si che non si resti esposti troppo a lungo ad attacchi.
..sudore e polvere..